L’ex calciatore di Serie A Lele Adani insieme a Bobo Vieri, durante una puntata di “Bobo TV”, ha lanciato la sua proposta per sostenere e non far scomparire le scuole calcio e più in generale le società sportive dilettantistiche del nostro Paese.
In sintesi la proposta del noto commentatore di Sky consiste nel far inserire nei contratti di tutti i calciatori di Serie A una clausola grazie alla quale il 5% dello stipendio netto vada devoluto a sostegno dello sport di base. “Solo in questo modo - afferma Adani - si può realmente sostenere un movimento sportivo che altrimenti rischia seriamente di scomparire”.
Alla domanda di Vieri se questo non sia materia del CONI, Adani risponde categorico facendo ben capire che “i piani alti” hanno altri interessi e altri problemi da risolvere e che l’aiuto immediato e concreto deve venire dai calciatori i quali così possono andare a sostenere il loro territorio di origine che li ha allevati e allenati all'inizio della loro carriera.
La speranza è che l’appello di Lele Adani possa essere sempre più condiviso, sostenuto e in definitiva attuato dalle società professionistiche di tutti gli sport, non solo del calcio.
“Noi dobbiamo in questo momento difficile rispettare e dare un abbraccio a tutti i tesserati del calcio dilettantistico - sostiene Lele Adani -. Perché l’anno scorso i nostri "colleghi" (perché tutti abbiamo iniziato da lì), erano 365.034 nelle varie categorie dilettantistiche. Mentre 680.531 erano i giovani delle scuole calcio o settori giovanili dilettantistici. Quindi, per la stagione 2019/2020 il totale di iscritti è stato di 1.045.565. A mio avviso l’unico modo per tenere in vita quel calcio, è tassare lo stipendio dei calciatori di Serie A del 5%. I calciatori della massima serie lo devono fare con il sorriso, perché facendo questo gesto i calciatori salvano loro stessi, visto che tutti sono partiti da lì. Tanti di loro torneranno lì, perché i calciatori, quando finiscono la carriera, non tutti vanno a fare i dirigenti, gli allenatori o i procuratori. Molti tornano nel paese che li ha cullati e li ha fatti diventare uomini, e possono tornare da "esempio" e creando scuole calcio, accademie. Se non si sostiene il calcio di territorio il sistema non si tiene in piedi. “Bisogna essere felici di tassarsi del 5%. Sennò è una guerra tra federazioni e i bambini dei paesi non faranno più calcio. Ci vuole un gesto forte, ma dev’essere fatto con gioia, e dovrà essere presente nei contratti dei prossimi anni, è l’unico modo per tenerlo in vita. Non ce la fanno perché le fabbriche chiudono, come fanno a sponsorizzare. E i nostri figli come potranno seguire i loro sogni senza dilettanti. Siamo nati e cresciuti lì. Difendendo i dilettanti difendiamo noi stessi. A certi livelli non è un 5% che fa la differenza, però per il calcio dilettantistico un 5% è tanto. La Serie A non muore mai perché produce, è la quarta industria più prolifica del Paese, ma i dilettanti senza aiuti chiudono. Questo io lo dico ad alta voce! I calciatori di Serie A devono dare voce a chi non ha voce!"
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